DOMENICA DI RISURREZIONE

L’ufficio JPIC desidera offrirvi, in questa importante festa della nostra liturgia cristiana, una riflessione di uno dei tanti nostri fratelli impegnati a favore dei poveri e degli emarginati in questo villaggio globale in cui ci è dato di vivere. Questa volta è il nostro fratello George Kannanthanam, che ha dedicato tutta la sua vita ai più poveri e attualmente è responsabile del centro Sumanahalli di Bangalore, in India, di cui è anche fondatore. È senza dubbio uno dei tanti profeti che abbiamo nella nostra congregazione Clarettiana e che ci aiutano a vedere con spirito critico tutta la realtà dell’ingiustizia sociale e a sensibilizzarci nella difesa delle vittime. Vi invito a riflettere sul Mistero Pasquale in questo Sabato Santo dalla prospettiva delle vittime e degli emarginati, che non sono altri che le nostre sorelle e i nostri fratelli di questa fraternità globale.

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LA LECTIO DIVINA DEI POVERI

L’ultimo martedì di ogni mese, le Missionarie di Sant’Antonio Maria Claret organizzano una Lectio Divina itinerante con i nostri fratelli e sorelle senza dimora. L’incontro si svolge a partire dalle otto di sera “a casa di Paolo”. Dopo la chiusura dei negozi vicino a Piazza San Pietro, mentre qualche turista ancora passa, Paolo posa la sua valigia a terra e la copre con un lenzuolo. È l’altare attorno al quale raduna un piccolo gruppo di amici – persone in situazione di indigenza, volontari di una parrocchia vicina, alcuni sacerdoti, religiosi/e, laici – per ascoltare e meditare la Parola di Dio.

Questa è un’iniziativa della comunità in cui vive suor Elaine Lombardi MC, che dopo diversi anni di accompagnamento in questa realtà, crede che le “persone senza tetto” abbiano bisogno non solo di cibo e coperte, ma anche di qualcosa di più. Come indica Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium in uno dei passi più interpellanti di questa esortazione apostolica: “Desidero affermare con dolore che la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria” (EG 200).

Questa “lectio divina di strada” è un segno che cerca di rispondere a questa preoccupazione sollevata da Papa Francesco: offrire un’attenzione spirituale ai poveri. Ogni incontro è un’esperienza unica di comunione e speranza. Nel mezzo del trambusto della Città Eterna, che lentamente si spegne, la piccola assemblea si riunisce attorno alla Parola, cercando in essa consolazione e forza. Le riflessioni emergono dalla realtà concreta di chi partecipa. Alcuni condividono le loro esperienze di lotta quotidiana, altri esprimono la loro gratitudine per aver trovato in questo spazio un momento di pace. La Parola di Dio illumina le ombre della strada e ricorda a ciascuno la propria dignità e il proprio valore. Non c’è fretta, non ci sono distanze: in questa “casa di Pablo”, tutti sono fratelli e sorelle.

Oltre alla preghiera e alla riflessione, l’incontro diventa un’opportunità per offrire aiuto concreto. I volontari distribuiscono caffè o tè caldo, panini e alcune coperte per la notte fredda. Tuttavia, come insiste suor Elaine, la cosa più importante è il tempo condiviso, l’ascolto attento e il riconoscimento di ogni persona nella sua storia e nella sua sofferenza: manifestare il calore di una comunità che accoglie e accompagna. “Il Vangelo ci chiama a guardare i poveri con gli occhi di Gesù”, dice un giovane volontario. “A volte crediamo che aiutare significhi solo dare cose materiali, ma loro ci insegnano che la cosa più preziosa è sentirsi amati, ascoltati e compresi”.

Man mano che la notte avanza e la Lectio Divina giunge al termine, si elevano alcune intenzioni spontanee: per la salute, per il lavoro, per un’opportunità di riscatto. Infine, un Padre Nostro e la benedizione segnano la chiusura dell’incontro, ma non la fine della fraternità. Molti restano a conversare, a condividere esperienze e a rafforzare i legami che questa iniziativa ha permesso di creare. Per coloro che partecipano, questa lectio divina itinerante è un promemoria che la fede si vive nell’incontro con l’altro, specialmente con coloro che il mondo tende a dimenticare. È un segno del Regno di Dio che si fa presente sulla strada, nella notte, nel cuore di coloro che, anche in mezzo alle difficoltà, continuano a confidare e sperare.

Nel contesto di quest’anno giubilare dedicato al tema della speranza, è opportuno ricordare il significato biblico del giubileo come “anno di liberazione”, così come lo descrive il profeta Isaia (61,1-2). Il passo di Isaia 61,1-2 occupa un posto centrale nel racconto del Vangelo di Luca, che narra la visita di Gesù a Nazaret (Lc 4,14-30). In questa scena inaugurale, che ha un valore programmatico e solenne, Gesù proclama un messaggio profondamente trasformativo durante una liturgia nella sinagoga. Dopo aver letto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19). Gesù afferma: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21).

L’“anno di grazia” è un tema chiave in questo testo e richiama il Giubileo dell’Antico Testamento, un tempo di liberazione, restituzione ed equità che segnava il perdono dei debiti e la libertà per gli schiavi. Tuttavia, Gesù ridefinisce questo concetto come un tempo di grazia universale, escludendo qualsiasi idea di vendetta divina. La grazia di Dio, così come la presenta Gesù, non discrimina né esclude; è un dono offerto a tutti, in particolare ai più poveri ed emarginati.

Luca sottolinea che il messaggio di Gesù non può essere ridotto a un’interpretazione meramente spirituale. I “poveri” a cui si riferisce sono coloro che sono esclusi dai beni di questo mondo, e l’annuncio della Buona Novella implica una trasformazione concreta nella loro vita. Per secoli, un’eccessiva spiritualizzazione della povertà ha portato la Chiesa ad allontanarsi dalla sua missione originaria: l’annuncio del Regno di Dio e della sua giustizia.

Sant’Antonio Maria Claret lesse il testo di Isaia e Luca in chiave vocazionale:

«Il Signore mi fece capire che dovevo predicare non solo ai peccatori, ma predicare e istruire anche le persone semplici della campagna e delle borgate; e perciò mi fece sentire quelle parole: “I miseri e i poveri cercano acqua, ma non c’è; la loro lingua è riarsa per la sete. Io, il Signore, risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò. Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona di sorgenti” (Is 41,17-18).

In modo tutto particolare, il Signore mi fece intendere quelle parole: “Spiritus Domini super me et evangelizare pauperibus misit me Dominus et sanare contritos corde” (Lc 4,18)». (Aut 118)

Claret comprese che la sua missione non era solo quella di salvare i peccatori dall’inferno, ma concretamente di raggiungere i più poveri e poco istruiti. Anche lui comprese la vocazione dei suoi missionari alla luce di queste parole. Ispirato da Isaia e Luca, capì che la sua missione e quella dei suoi missionari era di andare incontro ai più bisognosi. Oggi diremmo: andare nelle periferie geografiche ed esistenziali.

In questo senso, la Lectio con i poveri di Piazza San Pietro diventa una testimonianza viva di una Chiesa in uscita, che si impegna concretamente con coloro che ne hanno più bisogno. Nella “casa di Paolo”, la Parola si incarna nella realtà delle persone senza dimora, la fede si vive attraverso la comunione, il riconoscimento della dignità umana e la solidarietà genuina. Questa esperienza ci ricorda che il messaggio del Vangelo non è meramente una proclamazione, ma un invito a lasciarsi annunciare la Buona Notizia con umiltà, attraverso gli stessi poveri, che con la loro testimonianza rivelano il volto trasformante e umanizzante del Vangelo. Così, nel freddo e nella notte che avvolgono la Città Eterna, si riafferma l’impegno ad accompagnare, liberare e dare speranza, rendendo tangibile lo spirito del Giubileo e la promessa di un anno di grazia per tutti. I poveri ci evangelizzano!

Edgardo Guzmán CMF

22 MARZO 2025 GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ACQUA

Dall’ufficio JPIC vogliamo dare importanza a questa giornata internazionale dell’acqua perché ci sono ancora più di due miliardi di persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua ed è bene che ne prendiamo coscienza. D’altra parte, vogliamo renderci conto che l’acqua fa parte della nostra vita e quindi della nostra spiritualità. L’acqua è un elemento della creazione che interconnette tutte le dimensioni della nostra vita e proponiamo una riflessione su come lo ha sperimentato lo stesso Sant’Antonio M. Claret.

Come famiglia clarettiana, rendiamo questa giornata internazionale un momento di riflessione, preghiera e consapevolezza. Che Sorella Acqua ci aiuti a contemplare il nostro Creatore e a servire tutta la Creazione, compresi i nostri fratelli e sorelle.

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Giornata internazionale delle donne

L’8 marzo celebriamo la Giornata internazionale della donna. Un momento per riflettere e promuovere come famiglia clarettiana la dignità della donna. Nelle parole di San Giovanni Paolo II: “…è necessario che, prima di tutto, nella Chiesa si promuova la dignità della donna” (Ecclesia in Europa 2003, n. 43).

In questa occasione, ringraziamo le suore clarettiane RMI che hanno preparato questa preghiera-riflessione da celebrare in comunità e sensibilizzarci su questo principio della Dottrina Sociale della Chiesa, la difesa della dignità della persona.

Seguendo l’invito che ci fanno le suore clarettiane in questa preghiera, riconosciamo tutte le donne che hanno fatto e fanno parte della nostra vita e, oltre a congratularci con loro, promuoviamo la loro dignità.

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IL VENEZUELA, LA SUA COMPLESSA REALTÀ E LE INIZIATIVE DELLA MISSIONE CLARETTIANA

Anselmus Baru, cmf

Alla fine dell’anno 2024, padre Antonio Llamas mi ha chiesto di scrivere sulla realtà sociale del Venezuela a partire dalla mia esperienza missionaria, così mi permetto di scrivere questi paragrafi; non lo faccio a partire da una visione profonda ed esaustiva della realtà, attraverso questo scritto riconosco i miei limiti di interpretazione del contesto e dei fatti; con questo, voglio semplicemente lasciare in questo testo ciò che abbiamo vissuto in questo bel Paese, a parte, ho cercato di evidenziare alcune piccole iniziative che nascono dal contesto, rispondendo alla realtà sociale in cui siamo immersi.

Questo testo è nato dopo il giuramento di Nicolás Maduro come presidente del Venezuela, il 10 gennaio, in seguito ai controversi risultati delle elezioni presidenziali del 28 luglio 2024; Tuttavia, queste righe non intendono fare un’analisi politica dopo quell’evento, ma una condivisione di esperienze vissute giorno per giorno, raccogliendo i momenti e le azioni missionarie nella situazione sociale che affrontiamo nella nostra missione, e citando alcune idee e risultati di ricerca di esperti per rafforzare le idee in termini di analisi della complessa realtà sociale che viviamo in Venezuela.

Una complessa realtà sociale, politica ed economica

Da oltre un decennio, il Venezuela è intrappolato in una profonda crisi che colpisce tutti gli aspetti della sua economia, a partire dalla rottura del modello economico, che dipende dalle esportazioni di petrolio e dalla centralità economica dello Stato. Allo stesso modo, negli ultimi decenni, il Venezuela ha sperimentato un deterioramento politico della sua democrazia.

Ci sono quattro fattori per capire la crisi venezuelana: Primo, il petrolio deve darlo ( secondo Victor Mijares (professore presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Universidad de los Andes), questo si riflette nel rapporto dei venezuelani dove il petrolio fa parte della loro idiosincrasia, dato che il petrolio non dà lavoro a più di 150 persone.In secondo luogo, lo Stato permea la relazione tra Stato e società, generando una situazione di clientelismo e paternalismo; in terzo luogo, la “relazione civile-militare ha generato uno schema di potere pretoriano, dove i militari sono i fedeli dell’equilibrio”; in quarto luogo, la relazione tra il Venezuela e il resto del mondo, dove pochi sfruttano le risorse petrolifere. Per Mijares, questa situazione potrebbe essere pericolosa e scomoda, perché, essendo un Paese così piccolo, si trova in mezzo a potenze come Russia, Cina e Stati Uniti.

Da questo panorama possiamo capire che il Venezuela che un tempo era considerato uno dei Paesi più ricchi dell’America Latina, con un’economia basata sul petrolio,ora, negli ultimi decenni, questa economia ha subito molteplici crisi questa Nazione è diventata uno dei Paesi economicamente e politicamente più difficili della regione.

Indicatori come il PIL pro capite sono diminuiti; da quando Nicolás Maduro è diventato presidente, il Venezuela ha perso 4.825 dollari di PIL pro capite, visto che nel 2013, quando si è insediato, era a 8.692 dollari ed entro il 2024 era sceso a 3.867 dollari, l’estrema povertà e la disuguaglianza sono realtà che riflettono il quadro di un Paese in deterioramento, intrappolato dai molteplici aspetti della crisi. Questa realtà è stata aggravata dalla politica internazionale e dall’embargo economico applicato dagli Stati Uniti.

Per citare Luis Oliveros, decano della Facoltà di Economia e Scienze Sociali dell’Università Metropolitana del Venezuela, la produzione di petrolio del Venezuela è attualmente solo un terzo di quella di quindici anni fa; da questo quadro, possiamo immaginare che la situazione di sviluppo del Paese sia ancora più difficile. Per questo motivo, una delle strategie applicate dal governo per far progredire l’economia del Paese è l’aumento delle tasse sul settore privato, che porta con sé alcune conseguenze, tra cui costi elevati per il settore commerciale e la produzione.

La complessa realtà politica ed economica del Paese ha provocato ondate migratorie di massa di venezuelani verso diversi Paesi dell’America e dell’Europa. Secondo i dati dell’UNHCR, più di 7,7 milioni di persone hanno lasciato il Venezuela in cerca di protezione e di una vita migliore; la maggior parte, più di 6,5 milioni di persone, sono state accolte da Paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Ma non possiamo ignorare che questo flusso migratorio crea altri problemi nei Paesi ospitanti, come la xenofobia, le opportunità di lavoro, le violazioni dei diritti, la manodopera qualificata a basso costo, la prostituzione e gli abusi e altri problemi sociali.

Ciò ha causato l’assenza di personale professionista nel Paese, nei settori della sanità, dell’istruzione, della tecnologia e dell’industria, così che tra gli altri; una delle maggiori preoccupazioni, rimane la realtà della disgregazione familiare causata dalla migrazione e l’effetto economico da essa provocato, in quanto coloro che emigrano spesso inviano denaro (rimesse) ai loro parenti nel Paese. Secondo alcuni studi, le rimesse dall’estero giocano un ruolo sempre più importante nell’economia venezuelana: circa il 35% delle famiglie venezuelane riceve rimesse dall’estero frequentemente o occasionalmente. Le statistiche mostrano che l’importo medio delle rimesse inviate al mese è di 65 dollari, mentre l’importo totale delle rimesse inviate ammonta a 3 miliardi di dollari all’anno. Questa cifra è aumentata del 120% dal 2020, quando era di circa 1,3 miliardi.

In relazione all’economia, la valuta ufficiale del Venezuela è il Bolivar, anche se non è ufficiale, il dollaro è la valuta che circola maggiormente nell’economia, causando così una dollarizzazione informale. In questa realtà, il governo gestisce il valore dei tassi di cambio attraverso la Banca Centrale Venezuelana, ma con un tasso di cambio fluttuante che mostra l’instabilità economica e l’impatto che ha sull’economia familiare.

Secondo le statistiche, il dollaro BCV è aumentato solo del 2,67% nei primi nove mesi del 2024, ma da ottobre l’aumento è stato del 40,66%, per cui la variazione dei prezzi dei materiali, degli alimenti, della salute e della vita in generale, è data in base al tasso di cambio del giorno, da cui l’instabilità economica, che ostacola lo sviluppo e aggrava la crisi. A questo bisogna aggiungere che i mercati non sempre fatturano in base al tasso ufficiale della BCV, perché ci sono altri modelli di cambio, come il parallelo, la media (che è un tasso di cambio che viene dato dalla media dei diversi tassi) e questo porta sempre a una variazione dei prezzi.

In questo panorama, nell’anno 2023, l’ENCOVI (Indagine Nazionale sulle Condizioni di Vita) ha condotto un’indagine da cui emergono i seguenti indicatori: il 51,9% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà; ma, nel dettaglio, l’ENCOVI riporta i risultati delle sue indagini, indicando che l’89% delle famiglie soffre di insicurezza alimentare e non riesce a coprire i costi del paniere alimentare di base e il 70% della popolazione vive in aree ad alto rischio di rischi naturali.

Per quanto riguarda i dati sulla disoccupazione, esistono statistiche diverse, a seconda delle fonti di riferimento per le consultazioni. Per il governo venezuelano, il tasso di disoccupazione della popolazione è del 7,8%, mentre secondo la Banca Interamericana di Sviluppo (BID) questa cifra sale al 40,3%. Secondo i dati dell’Osservatorio venezuelano dei servizi pubblici (OVSP), il 77% dei venezuelani ha un accesso limitato all’acqua, mentre l’11% della popolazione dichiara di avere accesso all’acqua potabile tutti i giorni della settimana.

Alimentazione, salute e istruzione

L’alimentazione, la salute e l’istruzione sono temi fondamentali nell’attuale situazione del Venezuela, in quanto parte dei diritti fondamentali della vita umana. In questa situazione di crisi, gli ultimi anni hanno segnato un profondo deterioramento delle condizioni di vita dei venezuelani, che si riflette anche nella riduzione e nella disponibilità di accesso agli acquisti alimentari a causa dell’inflazione.

Michael Fakhri, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’alimentazione, nella sua visita in Venezuela nel febbraio 2024, ha evidenziato “le difficoltà che le famiglie venezuelane incontrano nel soddisfare i loro bisogni primari, ricorrendo a misure negative come ridurre le porzioni di cibo, saltare i pasti e acquistare prodotti meno nutrienti”.

Questo panorama ha influito sulle condizioni di salute dei venezuelani, dato che, secondo i dati, “il 30% degli ospedali pubblici non dispone di alcun tipo di materiale di base come lenzuola, berretti, camici chirurgici, maschere, tra gli altri” (“Venezuela: radiografia di un sistema sanitario in crisi”). Abbiamo trovato un sistema di assistenza sanitaria implementato dal governo che favorisce il primo soccorso in loco in accordo con lo Stato cubano. Al momento, questi centri di assistenza soffrono ancora della mancanza di materiali di base.

Nel bel mezzo della crisi c’è la possibilità di stipulare un’assicurazione sanitaria privata. Ma i prezzi sono molto alti. Secondo l’ONG Médicos Unidos por Venezuela, più del 90% della popolazione non può permettersi una polizza assicurativa, né il costo delle cure in un ospedale privato, quindi la maggior parte dipende da un sistema sanitario pubblico in crisi. L’accesso alle cure in un ospedale pubblico per un intervento chirurgico richiede un lungo tempo di attesa per essere assistito e il paziente deve pagare parte delle forniture, il che diventa anche un’esperienza traumatica per chi deve pagare.

La realtà educativa del Paese non è molto diversa. Il portale di notizie DW (Deutsche Welle), nel suo reportage dell’ottobre 2024, ha rivelato dati attuali basati su dati dell’ONG Observatorio de Derechos Humanos dell’Universidad de Los Andes de Venezuela, secondo cui “più della metà” del personale docente del Paese è “al di sotto della soglia di povertà”. Nello stesso articolo, DW ha riportato che, citando i dati del Centro di documentazione e analisi sociale della Federazione venezuelana degli insegnanti (CENDAS-FVM) ha calcolato che lo stipendio medio mensile di un insegnante è di circa 21 dollari al tasso di cambio ufficiale, che sarebbe insufficiente a coprire il costo del paniere alimentare di base, stimato – nell’agosto 2024 dall’organizzazione – in 107,8 dollari a persona; inoltre, devono coprire i materiali di supporto, che non possono trovare nell’istituto, e il trasporto per svolgere l’attività accademica.

In questo contesto, esiste una realtà di elevato abbandono scolastico e di deficit di personale docente, infrastrutture inadeguate che non garantiscono i processi educativi per il miglior sviluppo formativo; nella ricerca di DevTech Systems, a cui partecipa l’Universidad de los Andes, Venezuela, la principale causa di assenteismo scolastico nel periodo 2020-2021 è data da: “mancanza di cibo a casa (78,3%), mancanza di servizi di base (56,7%), impossibilità di acquistare materiali e forniture scolastiche (55,5%), motivi di salute (44,4%), necessità di aiutare nelle faccende domestiche (43,7%), lo studente non vuole continuare a studiare (43,5%), lo studente non considera importante l’istruzione (39,7%) e costo del trasporto (25,9%)”. Più della metà degli studenti (56,9%) ha dichiarato di soffrire di vulnerabilità alimentare”.

Iniziative clarettiane dalla linea della solidarietà e della missione-SOMI

La presenza clarettiana in Venezuela non è estranea alla realtà della popolazione. Anzi, il senso della vocazione missionaria consiste proprio nel continuare a camminare con la gente in mezzo a questa realtà sociale che sta vivendo.

Di fronte a questa realtà, la nostra Congregazione è un’organizzazione consapevole della sfida umana più urgente: la sostenibilità della vita umana e della Casa Comune. Seguendo gli orientamenti capitolari (QC 81-86), la Provincia di Colombia Venezuela rilegge questo sogno globale, appropriandolo alle condizioni dell’Organismo e delle sue due regioni di missione e di advocacy, Noi “sogniamo una Provincia di Colombia Venezuela con comunità impegnate nella cura e nella difesa della Casa Comune e nella costruzione dell’Interculturalità, della giustizia e della pace evangelica, nel quadro del progetto di Solidarietà e Missione”.

A partire da questo sogno, siamo segnati all’orizzonte da azioni in cui contribuiamo alla realizzazione della dignità e dell’uguaglianza delle persone, dei popoli, delle comunità e delle culture nella loro autodeterminazione, sostenibilità e conservazione della Casa Comune. I nostri impegni sono fari che guidano il nostro tessere, camminare, articolare e influenzare da e con le nostre comunità missionarie, incarnandoci in solidarietà con l’umanità dei poveri e delle vittime, “non si può essere clarettiani come se i poveri – e le vittime – non esistessero, né si può essere clarettiani senza denunciare le strutture di ingiustizia, senza lottare contro il sistema che le perpetua, proponendo alternative”.

Nel mezzo della realtà venezuelana, sulla base della nostra vocazione missionaria e guidate dalle linee di azione della congregazione, le nostre comunità hanno creato strutture per l’animazione pastorale di Solidarietà e Missione, SOMI-Giustizia, Pace e Integrità del Creato (GPIC) a livello locale, zonale e regionale, al fine di dare energia alle azioni sociali nella nostra missione. Pertanto, al di fuori dei servizi sacramentali nei nostri centri missionari (parrocchie, scuole e casa di formazione), la situazione che ci circonda ci obbliga a guardare in modo creativo al di là del culto, per entrare nella sfera sociale, poiché i processi religiosi devono andare di pari passo con i processi sociali della gente; non possiamo essere estranei alla realtà sociale della gente.

In modo organizzato, la Provincia attraverso la Procura missionaria, la Proclade ColVen, la comunità locale e la Procura generale della Missione, con il sostegno di alcune organizzazioni della Congregazione, le nostre scuole, alcune ONG locali, la Caritas diocesana, si occupano in modo creativo della situazione di crisi in diverse aree, rispondendo alla situazione in base al contesto e alle necessità dell’area e del contesto locale in cui ci troviamo.

Alcune iniziative che possono essere evidenziate sono:

  • · In tempi di forte crisi e in tempi di pandemia Covid 19 (2017-2021), e in alcuni centri missionari (San Felix, Delta Amacuro e Merida) continua fino ad oggi l’iniziativa “Pentola della Solidarietà” che consiste nel preparare cibo e distribuirlo alle persone più bisognose in diverse località dove siamo presenti.
  • · L’assistenza medica, che consiste nell’organizzazione di un dispensario medico insieme ad altre ONG, comunità religiose e Caritas diocesana, che si occupa dell’assistenza primaria alle persone bisognose. Questa assistenza si trova ad esempio nelle nostre parrocchie di Delta Amacuro, San Felix, Caracas e Mérida.
  • · Esperienze giovanili, arte, cultura e sport come strumento di resistenza. In Venezuela, in ognuno dei nostri centri missionari continuiamo a sostenere il lavoro e la formazione dei giovani e, da 45 anni, il movimento ANCLA (Antonio Claret) continua a essere un modo speranzoso per formare i giovani a essere agenti di trasformazione.
  • · Formazione/Corsi per l’imprenditorialità, nelle aree di missione come Delta Amacuro, San Félix, Barquisimeto e Mérida, attraverso la formazione all’imprenditorialità, vengono rafforzati i corsi di artigianato per consentire alle persone di sostenere le proprie famiglie.

Queste esperienze sono piccole iniziative e possono essere molto assistenziali, ma sono un passo avanti per poter continuare ad accompagnare i processi sociali delle comunità.

In conclusione

Negli ultimi anni, secondo alcuni, la realtà venezuelana è migliorata, e questo si riflette nell’approvvigionamento dei supermercati, dove gli scaffali sono pieni di cibo, la moneta circola e i prezzi sono in dollari, ma in realtà molti della popolazione non hanno il potere d’acquisto; quindi, a livello sociale, c’è un grande divario tra i ricchi e i poveri.

Per i Clarettiani continua ad essere una sfida continuare ad accompagnare questo popolo, a camminare con loro in mezzo alla loro realtà sociale e che possano nascere nuove iniziative che aiutino i processi sociali delle comunità locali, riaffermando la nostra vocazione e presenza missionaria come segno di speranza in mezzo alla realtà sociale che soffre.